Gita a Rasiglia

Visita al borgo incantato di Rasiglia.

Sono le 6,45 di domenica 14 aprile, con l’entusiasmo di una scolaresca in gita siamo pronti per partire alla volta di Rasiglia. Anche se il tempo è incerto e le previsioni meteo non promettono nulla di buono, noi non ci lasciamo scoraggiare: alle sette in punto si parte. Già sul pullman guidato da Fernanda comincia l’allegria, anche il fatto che l’autista sia una donna è motivo di euforia per il giovane spirito di chi (soltanto anagraficamente) giovane non è più. Dopo circa due ore e mezza comprensive di una breve sosta, arriviamo finalmente a destinazione.

Entrando, a detta della nostra guida Alessandra, dalla parte meno interessante del borgo, possiamo vedere sulla collina di fronte le rovine della rocca, una delle undici fatte costruire dai Trinci nel territorio folignate; era tenuta da uomini armati e da un castellano. In origine occupava tutta la sommità del colle, con un andamento pressoché rettangolare. Restano visibili tratti delle mura di cinta e il rudere di una torre.

Procedendo ci troviamo quasi all’improvviso immersi in un incantesimo da fiaba: il bellissimo borgo è caratterizzato dalla presenza di tanti ruscelli che attraversano il centro abitato, in alcuni casi passano sotto le case.

Un borgo incantato, dove l’unico rumore è il “canto” dell’acqua attraverso le sue tante cascate. Incredibile come passione e fantasia degli abitanti abbiano reso il piccolo borgo montano un gioiello fruibile ai turisti.

Rasiglia vanta un passato glorioso a partire dalla prima metà del Seicento, finita la sua importanza militare, grazie alla portata del fiume Menotre, petrolio bianco per l’epoca, si trasforma in un importantissimo centro industriale. Mulini, lanifici, tintorie per la lavorazione di stoffe pregiate e opifici tessili.

La visita del borgo è di breve durata, ma si prova una forte emozione, muovendosi tra questi corsi d’acqua, su ponticelli in legno e piccoli vicoli, si riscoprono attività del passato, è come tornare indietro nel tempo, si respira l’aria di antichi mestieri. Gli artigiani espongono i loro prodotti in un ambiente fatato: come il vecchio mulino o il telaio di metà ottocento per la produzione di filati di lana, dove una coperta in tessuto jacquard ancora incompleta fa pensare a lei… alla Penelope tessitrice, assorta con il suo lieve sorriso.

Nonostante le pessime previsioni meteo, il tempo è clemente, la breve avvisaglia di pioggia non crea gran disturbo, purtroppo però, non ci permette di poter osservare lo spettacolo del gioco di colori e dei riflessi del sole sull’acqua limpidissima. In conclusione, credo che il borgo meriti a ragione l’appellativo di: “piccola Venezia dell’Umbria”.

Finito il nostro giro, dopo i saluti con Alessandra la nostra preziosa guida, partiamo alla volta di Montefalco. Famoso per la produzione del vino Sagrantino, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia, circondato da vigneti e uliveti, è situato in cima a una collina che domina la pianura dei fiumi Topino e Clitunno.

Fernanda ci fa scendere avanti a Porta Sant’Agostino, dalla quale entriamo e data l’ora, ci incamminiamo verso l’albergo Oro Rosso dove ci attendono per il pranzo che risulta eccellente, sia per le pietanze che per il servizio. La simpatica cameriera ci serve con professionalità interagendo con spirito alle nostre numerose battute. Portando il bicchiere alla bocca, capisco il perché del nome “Oro Rosso”: la qualità del vino è veramente eccezionale, apprezzato da tutti i presenti, indipendentemente dal sesso e dalla posizione sociale. Da parte mia, devo dar fondo al mio spirito di autocontrollo per non superare la dose massima raccomandata.

Finito di mangiare ci incamminiamo per le pittoresche vie e vicoli del borgo dove numerosi negozi fanno bella mostra di prodotti artigianali e specialità gastronomiche locali. Da vari punti belvedere possiamo ammirare un panorama a 360° che spazia dall’intera vallata tra Perugia e Spoleto, motivo l’appellativo di “Ringhiera dell’Umbria”. Molto bella è la Piazza del Comune di forma quasi circolare e punto di convergenza delle cinque vie principali che dividono in spicchi l’abitato. Nella piazza fanno bella mostra il Palazzo comunale con la sua biblioteca, l’ex chiesa di San Filippo Neri trasformata in teatro e l’oratorio di Santa Maria di Piazza.

Finito il nostro giro ci dirigiamo verso l’autobus per prepararci al ritorno mentre nel vano porta oggetti posto sopra i sedili trovano posto numerose bottiglie di vino. E’ stata sicuramente una buona occasione di divertimento, di svago e socializzazione, occasione per mettere da parte i problemi e passare una giornata liberi da ogni pensiero. Ritornati a Montalto, nonostante la stanchezza, la gioia è ben visibile su tutti volti, ci lasciamo con la promessa di ripetere altre esperienze come questa.

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